archivio pubblicazioni
recensione del film AI CONFINI DEL PARADISO (yasamin kiyisinda) di Fatih Akin (D/TR, 2007)
Liberazione, venerdì 9 novembre 2007, pg.9
Il doppio a confronto.
Il titolo originale di ‘ai confini del paradiso’ è infatti ‘dall’altra parte’, per vite (e morti) che si passano accanto senza sfiorarsi, tragedie che ne spostano i baricentri, incontri indiretti e per vie traverse.
Turchi e tedeschi tra Berna, Amburgo, Istanbul e coste del Mar Nero.
Un vedovo (bevitore e puttaniere) padre di un docente universitario, una madre prostituta, un’altra ex-hippie e le rispettive figlie prese tra resistenza armata comunista e laurea in lingue.
Il problematico rapporto tra culture e generazioni, oltre a fondamentalismo islamico, vendita del corpo, lesbismo, libertà civili e ingresso in Europa.
Anche in eccedenza il materiale, scritto, co-prodotto e diretto dal talento confermato di Fatih Akin (‘la sposa turca’).
Ma se il pro è il premio per la miglior sceneggiatura all’ultimo Festival di Cannes, il contro è una penna costantemente di fianco alla scena, che schematizza e toglie respiro alla storia per l’esigenza di mettere molta autobiografia, ispirazioni accorpate e soggettive considerazioni.
Federico Raponi