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recensione del film LA BICICLETTA VERDE (Wadjda) di Haifaa Al-Mansour (KSA/D, 2012)
FilmUP, dicembre 2012
http://filmup.leonardo.it/wadjda.htm
La parità sessuale, e, più in generale, i diritti di un intero popolo controllato da una “polizia religiosa”, sintetizzati nella conquista di un semplice, piccolo strumento di gioco.
Alle spalle, un master in regia e studi cinematografici all’Università di Sidney, tre cortometraggi e il documentario ‘donne senz’ombra’ (che ha suscitato un ampio dibattito pubblico ed è stato anche di stimolo per altri giovani aspiranti autori), Haifaa Al Mansour è la prima regista donna dell’Arabia Saudita, paese in cui la Settima Arte è vietata, e, di conseguenza, non esistono sale cinematografiche.
Da lei sceneggiato – con richiami autobiografici – e diretto, girato in patria tra ben immaginabili difficoltà con troupe tecnica tedesca e cast artistico locale, ‘la bicicletta verde’ – in originale ‘Wadjda’, il nome della protagonista – rappresenta il suo debutto nel lungometraggio di finzione.
Forte di grandi volontà e determinazione, il personaggio che anima la storia è un’amabile, ribelle ragazzina polemica, ironica, ingegnosa e scaltra, che calza scarpe da ginnastica, ascolta musica rock, a scuola si distrae durante i canti di gruppo dei versi sacri e fischia. Esattamente come un maschio, agli occhi del chiuso mondo – sebbene pieno di diversi riferimenti materiali all’occidente capitalista – che la circonda.
E a parlare di molteplici divieti e obblighi per l’universo femminile è proprio questo contesto ristretto, all’interno del quale scoppiano continui scandali sui rapporti clandestini tra uomini e donne (i cui rispettivi ambiti sono tenuti rigorosamente separati) che coinvolgono anche le personalità più autorevoli, a dimostrare l’ipocrisia generale che mantiene in vigore lo stato delle cose e le relative scappatoie per i più furbi e potenti.
L’abilità della regista sta nel non farne una questione di genere in quanto – pur centrando il film su tre figure femminili – mostra quanto una cultura, e la paura e la rassegnazione che la alimentano, siano introiettate da tutto il corpo sociale, ed esempi virtuosi o negativi si trovino in entrambi i campi.
la frase: «quando avrò la bicicletta, e ti batterò, allora saremo pari»
Federico Raponi