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recensione del film RESIDENT EVIL: EXTINCTION di Russell Mulcahy (F/AUS/D/GB/USA, 2007)
Liberazione, venerdì 12 ottobre 2007, pg.10
La responsabilità del virus che ha trasformato quasi tutta l’umanità in “zombie” – nel terzo capitolo della serie originata dall’omonimo videogame horror di successo – è della corporation Umbrella.
Il pianeta è desertico, e i sopravvissuti devono spostarsi, di continuo, in gruppi autodifesi.
Ad una delle carovane viene in aiuto una giovane macchina da guerra – solitaria per paura di far danni – frutto di un esperimento di biogenetica della Umbrella, e sfuggita al controllo.
‘Resident evil: extinction’ è un citazionista, adrenalinico ibrido di paura e azione firmato da quel Russell Mulcahy che ricordiamo solo per i videoclip pop-rock e l’esordio al cinema con ‘Highlander’.
I pregi del film sono nelle sue notazioni ideologiche: la corporation (ha per simbolo una bianca croce alla KKK) usa la scienza per trasformare i non-morti in docile forza lavoro, i satelliti spia vigilano ovunque, a una bimba scampata viene dato per nome K-Mart perché trovata fuori da un supermercato della nota catena, la Resistenza è guidata da due donne.
E negli zombie possiamo vedere consumisti decerebrati o l’orda di affamati che preme per entrare in Occidente.
Tuttavia, si confonde il grande schermo con un display, per passare da un livello al successivo, con combattimenti in sequenza.
Federico Raponi